mercoledì 11 settembre 2013

ETERE




Rudolf Steiner e i Quattro Eteri

di Ernst Marti, a cura della Dr.ssa Irmgard Rossman.
(Titolo originale: Das Atherische. Eine Erweterung der Naturwissersenschaft durch Antrophosophie).


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L'evoluzione della Terra e del Cosmo

L'antroposofia, apparsa all'inizio del nostro secolo, portò a conoscenze che diedero una nuova visione dell'essenza e dell'importanza dei quattro elementi classici. L'espressione «elemento» si adatta oggi per tutt' altre cose: per le sostanze fondamentali della chimica, nell'elettronica, nella matematica ecc.
Già all'inizio delle sue esposizioni scientifico-spirituali, Rudolf Steiner rifondò ed ampliò l'insegnamento sui quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra. Tali conoscenze ampliano e approfondiscono anche l'idea dell'evoluzione, e sono valide per l'intero sistema dell'universo.
Rudolf Steiner riconobbe che, con la sopra accennata sequenza dei quattro elementi, veniva data la successione di stadi evolutivi cosmici nel modo come giunsero a manifestazione.
Il fuoco si trova all'inizio dell'intera evoluzione.
Anche la concezione scientifica attuale pone all'inizio dell'universo condizioni di calore ancora molto indistinte. La scienza dello spirito dà in proposito delle indicazioni assai più precise. Parla di un universo consistente di differenti condizioni di calore. Ciò presenta già delle difficoltà per l'odierna concezione scientifica, poiché la fisica odierna non attribuisce al calore alcuna essenzialità propria. Conosce il calore solo come movimento di atomi e molecole e come fenomeno connesso a uno stato di aggregazione.
Ma queste sono solo manifestazioni dell' elemento Fuoco, che è una vera e propria entità.
Successivamente si ebbe un secondo stadio cosmico nel quale fece la sua comparsa l'elemento aria; in un terzo stadio vi si aggiunse l'elemento acqua; e nel quarto stadio, quello attuale, cominciò ad operare anche l'elemento terra. Nella scienza spirituale questi quattro stadi evolutivi cosmici sono denominati, con una certa ragione, Saturno, Sole, Luna, Terra; termini da non identificare con gli attuali pianeti dallo stesso nome. L'antico Saturno, l'antico Sole, l'antica Luna, designano stadi evolutivi planetari che hanno avuto lunga durata e un'elaborazione assai differenziata. Anche la nostra Terra, del resto, ha attraversato diversi stadi (v. La scienza occulta nelle sue linee generali). Ogni nuovo stadio racchiude gli elementi degli stadi precedenti, così la nostra Terra abbraccia tutti i quattro elementi:

antico Saturno: fuoco
antico Sole: fuoco, aria
antica Luna; fuoco, aria, acqua
Terra: fuoco, aria, acqua, terra

Lo sviluppo di queste condizioni tipiche degli elementi non fu l'unica cosa che avvenne nel corso dell'evoluzione.
Ad ogni stadio apparve sempre anche una forza superiore eterica e una forza inferiore fisica. Gli elementi costituivano sempre la parte mediana (il medium); erano il campo entro cui potevano agire le forze. L'antica conoscenza del mondo sapeva di un solo etere unitario. Dalle indagini di Rudolf Steiner risultò che vi sono quattro specie di eteri, ciascuno dei quali è legato al rispettivo elemento comparso al medesimo stadio evolutivo. Esistono dunque quattro coppie di etere-elemento.

Quali sono le quattro forze eteriche? Rudolf Steiner ha dato agli eteri delle denominazioni che già sono indicative per le loro caratteristiche. Si tratta di: etere di calore, etere di luce, etere del suono o chimico, e etere di vita, che corrispondono agli elementi in questa stessa sequenza.
Quando si considera la serie degli elementi si constata un crescente addensamento. Gli eteri, all'opposto, mostrano un crescente raffinamento.
Eteri ed elementi si comportano come polarità, come positivo e negativo. Ci si è abituati a designare gli elementi positivi e gli eteri negativi.
Lo sviluppo delle scienze naturali ha condotto di recente alla conoscenza delle sostanze terrestri e delle forze fisiche. Ed ha pure portato alla scoperta delle tre forze moderne, l'elettricità, il magnetismo e l'energia nucleare, che nel libro citato (La scienza Occulta, R. Steiner, p. 70) sono chiamate «forze subnaturali». (su questo argomento c’è un capitolo più avanti…).
La scienza non ha ancora compreso che ci sono quattro tipiche forze fisiche, sebbene conosca di esse tutti i particolari e le impiega nella tecnica.
Si configurano come forze fisiche solo quando si conoscono i quattro stadi evolutivi cosmici e si afferrano le forze della Terra come forze opposte agli eteri. Più avanti esse saranno descritte singolarmente. Ecco come si collegano eteri, forze fisiche e elementi nel contesto dell'evoluzione planetaria:

antico Saturno: Etere di Calore, elemento Fuoco, calore fisico
antico Sole: Etere di Luce, elemento Aria, 2^ forza fisica
antica Luna: Etere del suono, elemento Acqua, 3^ forza fisica
Terra: Etere di Vita, elemtno Terra, 4^ forza fisica

La condizione attuale della Terra sulla quale oggi viviamo contiene tutti gli stadi precedenti, sebbene in forma metamorfosata. Essa consiste di quattro forze superiori, quattro inferiori e, nel mezzo, dei quattro elementi. Questo è lo schema del mondo nel quale viviamo. Ne risulta un'immagine trinitaria.

forze superiori eteriche =forze universali
elementi
forze inferiori fisiche = forze centrali


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Idea ed Evoluzione dello Spazio

La rappresentazione e la conoscenza dello spazio che abbiamo oggi sono il risultato di tappe diverse. Nell'antichità l'uomo concepiva il mondo come una creazione staticamente ordinata, dove ogni cosa aveva il suo posto entro un universo armonioso e colmo di bellezza, il cosmo. Il greco non aveva ancora una parola per lo «spazio», ma solo topos per indicare un luogo. Egli aveva un'immagine topologica dell'universo con la Terra al suo centro.
E' col passaggio all'Evo Moderno che questo racchiuso macrocosmo venne squarciato dilatandolo a spazio siderale infinito. Sull'onda di concezioni sempre più moderne esso si espanse assumendo una vastità inimmaginabile, senza più confini. Questo rigido spazio infinito trovò all'inizio del XIX secolo una nuova delimitazione nel «piano posto all'infinito», una formulazione della geometria sintetica risultata dai progressi della matematica.

Nel libro "La mia vita" Rudolf Steiner descrisse la profonda impressione di questa nuova idea della geometria sintetica: «Appunto dalla matematica derivò un'esperienza per me decisiva. La rappresentazione dello spazio presentava insormontabili difficoltà interiori. Non si riusciva a cogliere pienamente e in modo soddisfacente col pensiero la concezione dello spazio come vuoto che si espande illimitatamente in tutte le direzioni, concezione allora dominante che costituiva il fondamento delle teorie scientifiche. Ma per mezzo della geometria moderna (sintetica), che approfondii sia al politecnico, sia come autodidatta, mi si presentò nell'anima la visione d'una linea che, prolungata all'infinito verso destra, ritorna da sinistra al punto di partenza. Il punto infinitamente lontano a destra è il medesimo che si trova infinitamente lontano a sinistra. Mi parve che con queste rappresentazioni della nuova geometria si potesse afferrare concettualmente lo spazio che altrimenti si irrigidiva nel vuoto. La retta che in modo simile a un cerchio ritornava in se stessa fu per me una rivelazione. Uscii dalla lezione, durante la quale questa idea mi apparve per la prima volta, come se mi fossi liberato di un grosso peso. Mi pervase un sentimento di liberazione. Ancora una volta, come già nell'infanzia, dalla geometria giunse qualcosa che mi colmò di felicità»

La geometria sintetica insegna che si deve pensare lo spazio con due delimitazioni: una verso l'esterno, che si può chiamare «piano posto all'infinito», e un'altra verso l'interno, per la quale non c'è alcuna espressione significativa.
Si potrebbe parlare di «centro originario». In modo corrispondente il limite esterno potrebbe essere denominato «periferia originaria».
La geometria sintetica insegna che in relazione a queste due delimitazioni sono possibili due spazi, a seconda che si pensi che lo spazio vada espandendosi dal centro originario o provenga dalla periferia originaria. I due spazi si possono caratterizzare come «spazio-punto» e «spazio-superficie».
Ci si è abituati a chiamare positivo lo «spazio-punto», e negativo lo «spazio- superficie». Entrambi gli spazi sono ugualmente grandi e si compenetrano. L'inizio dell'uno costituisce la fine dell'altro.
Mediante le concezioni della geometria sintetica l'idea dello spazio ha trovato una valida formulazione. Questo conseguimento è di estrema importanza per la complessiva conoscenza della natura. Tuttavia, le scienze naturali moderne non hanno ancora accolto e preso sul serio il concetto di spazio della geometria sintetica. Esse conoscono solo lo «spazio-punto», e non tengono conto dello «spazio-superficie».

Le scienze naturali hanno a che fare con forze. Devono dunque esistere delle forze che portano a manifestazione lo spazio, e ciò (secondo la geometria sintetica) può avvenire in due modi: a partire dal centro originario, o dalla periferia originaria. Le forze che consentono questo sono le forze fisiche e quelle eteriche. Le forze fisiche hanno come loro origine il centro originario da dove agiscono irraggiando nello «spazio-punto». Le forze eteriche agiscono dalla periferia originaria, loro luogo di origine, e irraggiano verso l'interno entro lo «spazio-superficie». Per tale motivo sonoanche chiamate forze periferiche o universali

Lo spazio pervaso dagli eteri lo si designa comunemente «spazio negativo» o «contro-spazio», quello delle forze fisiche lo si chiama «spazio positivo». Forze fisiche e forze eteriche si compenetrano, come pure si compenetrano spazio positivo e negativo.Lo spazio entro cui esistiamo noi uomini e la natura risulta da questo duplice complesso di forze. Tutte le forze note alla scienza sono tali da poter essere pensate attive partendo da un punto e sono calcolabili matematicamente come forze potenziali. Le altre forze, che hanno come origine il piano all'infinito, non si possono afferrare col calcolo matematico.
Forse è proprio questo il motivo per cui la scienza non ne tiene conto, poiché per essa è reale solo quanto è calcolabile.

I pensieri sullo spazio esposti sopra non sono ancora stati accolti dalla scienza moderna. La corrente nominalista, nel pensiero occidentale, ha portato ad insicurezza e confusione di fronte al problema dello spazio. Per la filosofia kantiana infatti lo spazio non è alcun concetto di una realtà oggettiva, bensì una concezione soggettiva delle cose sperimentabili.
Nel suo libro Il problema dello spazio, per il quale Albert Einstein ha scritto l'introduzione, il fisico Max Jammer espone lo sviluppo delle teorie sullo spazio dall'antichità alla fisica moderna. Nell'ultimo capitolo scrive: «A conclusione delle nostre ricerche sul problema della dimensionalità dobbiamo riconoscere che fino ad oggi non è stata trovata alcuna soluzione soddisfacente. Le parole di H. Grassmann, da lui pronunciate nel 1844, non sono ancora state confutate: "È evidente che il concetto di spazio non può assolutamente essere generato dal pensiero; esso ci si para dinnanzi sempre come qualcosa di dato. Chi volesse sostenere il contrario dovrebbe addossarsi il compito di dedurre la necessità delle tre dimensioni dello spazio dalle pure leggi di pensiero. Un compito la cui soluzione si presenta pressoché impossibile"».
Jammer e l'intera scienza ignorano il saggio nel quale si trova la soluzione di questo compito e che rappresenta inoltre la confutazione della concezione kantiana dello spazio. Nel 1891 Rudolf Steiner scrisse un saggio nel terzo volume di introduzione agli scritti scientifici di Goethe: Il concetto goetheanistico di spazio.
Questo saggio fa parte dei contributi fondamentali per una nuova scienza naturale, ma fino ad oggi è rimasto completamente ignorato. In esso Rudolf Steiner dimostra per via di puro pensiero che lo spazio può avere solo tre dimensioni, e giunge alla conclusione che «lo spazio è un'idea, non una visione», come credeva Kant. Rudolf Steiner mostra che senza una concezione dello spazio che coincida con quella goetheanistica è impossibile la completa comprensione sia del suo lavoro sulla fisica, sia del lavoro svolto da Goethe.

Ne risultano conseguenze di ampia portata.
Nell'introduzione venne esposta la visuale teoretico-conoscitiva secondo cui la realtà è costituita da percezione e pensiero.
Se dunque lo spazio è un'idea sorge la domanda dove sia la percezione corrispondente. La risposta è: nelle dimensioni. Noi non percepiamo lo spazio, bensì le dimensioni, distanze, lontananze tra sopra e sotto, sinistra e destra, davanti e dietro, e chiamiamo «spaziale» ciò che ha dimensione. Lo spazio si manifesta per mezzo delle dimensioni.
Possiamo porci la domanda anche sull’origine dello spazio. Il fisico C.F. von Weizsiicker spiega che lo spazio ha avuto una volta origine (spazio e materia sono nate nel medesimo tempo - materia = ciò che colma lo spazio). La scienza dello spirito è in grado di dire che lo spazio nacque sull'antico Sole. Qui divennero contemporaneamente realtà lo «spazio-punto» e lo «spazio-superficie». La luce crea le condizioni per la comparsa dello spazio.

Un'altra rappresentazione insolita è quella dell'evoluzione dello spazio.
Un'idea, un essere, può comparire in modo completo o incompleto; in quest'ultimo caso si giunge alla completezza per gradi nel tempo. il graduale avvicinarsi alla perfezione nella manifestazione è il fondamento dell'idea di evoluzione. Ciò vale anche per l'idea dello spazio; anch'esso ha attraversato un'evoluzione, non si è pienamente dispiegato fin dall'inizio. Lo spazio pienamente sviluppato ha tre dimensioni.

Rudolf Steiner dichiarò una volta che le dimensioni sono comparse una dopo l'altra: sull'antico Sole la prima, nell'antica condizione lunare la seconda, e solo nell'attuale condizione terrestre è apparsa la terza dimensione. È certamente difficile da comprendere. Ci si dovrebbe immaginare un'intero mondo composto solo da entità unidimensionali (di natura lineare); uno mondo a due sole dimensioni (che si manifesta in superfici); e soltanto nella nostra condizione terrestre è divenuta realtà la tridimensionalità.
Evoluzione della dimensionalità:

antico Sole: 1(-) luce, 1(+) aria
antica Luna: 2(-) suono, 2(+) acqua
Terra: 3(-) Etere di Vita, 3(+) Elemento Terra

Sull'antico Sole c'era uno spazio unidimensionale: unidimensionale positivo per mezzo dell'elemento aria e unidimensionale negativo attraverso l'etere di luce;
sull'antica Luna, per l'aggiungersi dell'elemento acqua, lo spazio divenne bidimensionale positivo e contemporaneamente, per via dell'etere del suono, nacque anche lo spazio bidimensionale negativo;
solo sulla Terra, con la comparsa dell'elemento terra, apparve la tridimensionalità positiva, e attraverso l'etere di vita si ebbe la tridimensionalità negativa.



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Gli eteri

Mediante i nomi degli eteri si viene indirizzati al campo in cui è rintracciabile la loro azione. La sequenza mostra le corrispondenze con gli elementi.

Etere di Calore - Fuoco - Prima forza fisica (calore*)
Etere di Luce - Aria - Seconda forza fisica (elettricità*)
Etere Chimico - Acqua - Terza forza fisica (magnetismo*)
Etere di Vita - Terra - Quarta forza fisica (forza nucleare*)
(Quali sono queste forze fisiche l'ho aggiunto io come anticipazione, ma è argomento di un successivo capitoletto di questo stesso libro. Inoltre devo aver trovato qualcos'altro su internet che parla di quete stesse corrispondenze)

Ci si presenta ora il compito di conquistarci una rappresentazione soddisfacente di queste idee, e cioè studiare le manifestazioni del mondo per riconoscervi l'estrinsecazione delle rispettive idee (etere, elemento, forza fisica) secondo le loro corrispondenze.
Gran parte dei fenomeni riguardanti gli elementi ci sono noti dalla scuola e dalla vita. Essendo entità mediane gli elementi sono aperti in due direzioni: verso le forze superiori e verso quelle inferiori. Ciò significa che ciascun elemento ha in sé due opposte caratteristiche che può «offrire» all'una o all'altra forza. Si può addirittura dedurre dalle caratteristiche dell'elemento il tipo di forza che agisce in esse. Un esempio può meglio chiarire un tale svolgimento fenomenologico:
L'aria è elastica, può dilatarsi e comprimersi. L'etere di luce, dunque, deve essere una forza che estende, dilata, dirada, mentre la forza fisica opposta provocherà addensamento e compressione.
In un simile procedimento metodico è necessario prima di tutto liberarsi dalle odierne rappresentazioni della fisica che ciascuno porta in sé, per dedicarsi con piena dedizione e senza pregiudizi all'osservazione dei fenomeni.
In secondo luogo questo modo di procedere richiede la completa fiducia nel pensare, poiché le contrapposizioni sono un problema di pensiero.
Nella contrapposizione elemento-etere si tratta di un' opposizione tra stato e forza. Gli eteri infatti sono forze, gli elementi stati, caratteristiche. Le forze fisiche sono anch'esse vere forze, contrarie agli eteri. Esse possono essere rintracciate per via di pensiero, quando le si concepisca in contrapposizione agli eteri.


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ETERE DI LUCE – elemento DELL’ARIA – forza di DENSITÀ

Nella sua vera essenza la luce è diversa dall'etere. È una entità animico-spirituale, e quindi non-spaziale; si serve dell'etere per esercitare la sua azione nel mondo spaziale. Compenetrando l'etere, o forza periferica universale, essa fa sorgere l'etere di luce, e nel nostro mondo sensibile e spaziale la luce ci appare per mezzo dell'etere di luce.
In modo analogo, dietro la forza di addensamento fisico-terrestre troviamo un'essenzialità spirituale che si manifesta attraverso di essa: la tenebra. Abbiamo così individuato la contrapposizione luce e tenebra.

Noi uomini viviamo nell'aria, nella luce e nella tenebra. Possiamo descrivere l' interazione di questi tre principi basandoci su una comunissima esperienza quotidiana. Entriamo ad esempio in una camera buia e senza finestre. Non possiamo percepire cosa c'è in essa. Ora viene accesa la luce, tutto diventa chiaro, diventano visibili le pareti del locale con le cose che vi si trovano. In che modo è avvenuto questo? La lampada appesa al soffitto è diventata una sorgente luminosa e irraggia luce. La luce ha respinto la tenebra creando un chiaro spazio luminoso, o meglio, uno spazio sferico colorato. In genere non ci rendiamo conto che da svegli viviamo sempre in uno spazio sferico colorato creato dalla luce, che è assolutamente chiuso e da cui non possiamo evadere. Quando usciamo all'aperto esso cresce semplicemente sino al confine blu del cielo. Siamo sempre immersi in uno spazio luminoso generato dalla luce. Anche quando gli astronauti lasciano la Terra sono sempre rinchiusi in una cavità di luce e colore.
La luce crea lo spazio universale in cui noi, con altri esseri e fenomeni, siamo immersi.
Col primo apparire della luce nell'evoluzione si è formato anche lo spazio (secondo Rudolf Steiner la luce ha avuto origine sull'antico Sole, e con essa è apparso lo spazio). Lo spazio come vacuità che accoglie nasce perché la luce crea la periferia dell'universo.
Il piano all'infinito della geometria sintetica è un fenomeno luminoso colto nel pensiero. Rispetto ad esso c'è solo un interno e nessun esterno.

La luce circoscrive ovunque lo spazio distendendo su ogni cosa superfici colorate. Essa rende tutto visibile e distinguibile per il fatto di creare ovunque confini spaziali. In questo modo però essa divide lo spazio in due regioni. La luce rischiara la superficie degli oggetti, e questa superficie traccia il confine dove luce e tenebra si toccano facendo sorgere il colore.
La fisica dà invece la seguente formulazione: la luce è riflessa dalla superficie. Al di là della superficie la luce non penetra. Cosa si trova sotto la superficie? L'assenza di luce, la tenebra. La luce separa luce e tenebra. Essa respinge la tenebra al di sotto della superficie. Si potrebbe formulare il concetto di «sub-superficie», che costituisce anch'essa il confine di uno spazio, ma uno spazio oscuro e privo di luce. La tenebra non è solo assenza di luce, è ciò che colma lo spazio privo di luce fino alla «sub-superficie», fino allo strato-confine della regione luminosa. Per l'occhio la tenebra è identica alla densa sostanzialità materiale. Si guardi a se stessi. La luce giunge sino alla nostra pelle. Qui si arresta risparmiando lo spazio riempito dal nostro corpo, in cui non c'è luce ma sostanza materiale. I fatti esposti ci portano a distinguere due contesti spaziali: uno spazio vuoto e uno spazio pieno, che si rapportano tra loro come negativo e positivo.

Il fatto che la superficie colorata di un oggetto sia il confine tra spazio luminoso e spazio tenebroso chiarisce un secondo concetto spesso frainteso, e cioè il concetto di materia. Materia è il concetto di riempimento dello spazio, strettamente connesso alla formazione della superficie-confine tra luce e tenebra. Materia non indica niente di specifico al di fuori che qualcosa ha la particolarità di essere spazialmente voluminoso. Materia è la sostanzialità che riempie lo spazio e, come per lo spazio, si può parlare di materia positiva. O negativa.
«La materia è luce addensata»: un' affermazione della scienza occulta che possiamo comprendere attraverso le considerazioni fenomenologiche appena descritte.

La luce emana sempre da una sorgente luminosa, da un centro, e si propaga in modo radiale verso una periferia. La luce si dispiega dunque tra sorgente e periferia. Essa è una forza che si oppone alla tenebra. Agisce in modo lineare, radiale, rettilineo; non può curvarsi. Sorgente luminosa e confine della superficie colorata sono uniti in linea retta e quindi in modo uni-dimensionale. Si potrebbe dire che la forza della luce irraggia da un centro e giunge a riposo su una superficie, che a sua volta costituisce il confine colorato dello spazio luminoso.
Se consideriamo valida questa descrizione sorge una difficoltà. L'etere di luce come forza universale agisce dal piano all'infinito, cioè dalla periferia, verso il centro. Per come invece ne abbiamo parlato la luce irraggia dalla sorgente luminosa di una lampada, quindi da un centro, verso la periferia, in direzione contraria alla forza universale. Questa contraddizione si risolve se pensiamo che l'etere di luce periferico ha bisogno, per manifestarsi, di un ricettore, di un veicolo di trasmissione. Dobbiamo renderci conto che nella sorgente luminosa di una lampada, di una fiamma di candela o nel filo incandescente di una lampada elettrica, sono presenti le condizioni
necessarie per la ricezione dell'etere di luce. Nella sorgente luminosa devono esserci le condizioni elementari affinché possa manifestarsi l'etere di luce. Che un fiammifero possa accendersi ovunque è indice che ovunque c'è l'etere di luce. Dobbiamo tener presente che ogni sorgente luminosa è un ricettore dell'etere di luce la cui azione è orientata verso il suo luogo di origine: la periferia, il piano all'infinito.

Rispetto alla natura radiale della luce l'aria è in se stessa priva di direzione, è caos. La parola gas deriva in modo appropriato da caos. L'aria si trova tra gli oggetti, ha coesività e riempie lo spazio. Essa è in sé coesività e legame, e ciò si mostra quando si cerca di rarefarla: è quasi impossibile creare un vuoto assoluto, cioè ricavare un buco o una separazione nell'aria, e questo perché l'aria stessa è in sé coesiva.
La proprietà caratteristica dell' aria è la sua elasticità: la si può dilatare e comprimere.

L'etere di luce dev'essere dunque una forza di dilatazione e rarefazione, la forza fisica ad essa opposta provoca addensamento e concentrazione.

Il contrario di elastico è fragile. La luce è fragile, e per tale motivo può fendersi. Se colpisco l'aria con un bastone essa si sposta ricongiungendosi dietro. Se tengo un bastone davanti a una sorgente luminosa, ad esempio una candela, esso spezza l'unità della luce, che prosegue in modo rettilineo senza più ricongiungersi. Si può fendere e spezzare la luce, l'ottica conosce e utilizza questa proprietà.

Un'ulteriore caratteristica dell'aria è la tensione. Non c'è aria che non abbia un grado di tensione, e questa è un'azione interna che crea e mantiene una certa coesione. La luce ci mostra il fenomeno opposto, in un certo senso tutto è un agire all'esterno, è esternazione. Si prenda una sorgente luminosa, una fiamma di candela; non è importante ciò che tiene unito ma quanto emana da essa, quanto si allontana irraggiando verso la periferia.
All'aumento e diminuzione della tensione corrisponde nella luce la maggiore o minore intensità, e ciò significa uno spazio più o meno grande.
La tensione dell'aria è in relazione alla pressione, in cui si manifesta la forza di addensamento e concentrazione che dalla periferia contrae verso un centro.
Come la luce espandendosi rischiara e genera lo spazio, così la forza fisica opposta di addensamento e concentrazione è in relazione con la tenebra.
Densità e tenebra sono caratteri distintivi di ciò che chiamiamo materia.

Nello strato aereo dell'atmosfera terrestre agisce anche questa forza di addensamento e si manifesta come pressione atmosferica che dall'esterno comprime al suolo. L'opposto di comprimere è risucchiare. Se dunque c'è contrapposizione tra forze fisiche e eteriche, la luce deve esercitare un risucchio.
Agisce davvero così? Sì, si devono solo conoscere i fenomeni corrispondenti. L'aria esercita da ogni parte una pressione centripeta sulla terra. Questo fatto è visibile nella crescita delle piante. La pianta vorrebbe ovunque sfuggire alla terra e raggiungere la sfera celeste. Ci si raffiguri degli abeti in luoghi opposti sulla Terra; essi mostrano l'azione reale delle forze periferiche che, paragonate all'azione comprimente dell' aria esercitano invece un risucchio. Tensione e pressione dell’aria manifestano nella loro tendenza verso l'interno l'agire della forza fisica di concentrazione e addensamento localizzata nel centro. Irraggiare e risucchiare come pure delimitare e circoscrivere, mostrano la relazione della luce con la periferia col limite esterno della sfera.
L'etere di luce è un'entità attiva che genera lo spazio. L'aria riempie in modo passivo lo spazio ed è tenuta insieme dalla forza fisica di contrazione e addensamento che agisce dal centro.L'etere di luce non esercita la sua azione solo nel campo inorganico e fisico ma anche nell'organico-vivente. In questo ambito esso è fondamento della crescita. La grandezza di un albero, la lunghezza di un serpente, il volume di un melone, l'altezza dell'uomo esprimono l'azione dell'etere di luce nell'organico.

Ricapitolando, nell'inorganico l'etere di luce si manifesta come irraggiante, rischiarante e nella forza di risucchio. Rendendo le superfici ben distinguibili esso crea i confini dello spazio e desta la visione. L'etere di luce genera la periferia e quindi i confini dello spazio; si potrebbe dire che esso spazializza.
Nell'organico, agendo come forza di crescita, è all' origine della spazialità degli esseri viventi.
All'opposto troviamo la forza centrale di addensamento, contrazione e concentrazione, in breve la forza di densità.
Entrambe le forze si manifestano poi nelle proprietà dell'elemento dell'aria di cui l'esempio più caratteristico è l'elasticità.


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ETERE DEL SUONO – Elemento dell’ACQUA – FORZA DI GRAVITÀ

Rudolf Steiner ha chiamato l’Etere del Suono anche Etere Chimico e Etere Numerico. Siamo così indirizzati in particolare ai campi dell’acustica, della chimica e della matematica.

(suono e numero)

Una particolare caratteristica dell’acqua è il suo confluire insieme, il suo continuo rifondersi in una massa liquida; ha sempre la tendenza ad unire e a ricostruire la sua totalità fondendo insieme le parti separate.
L’acqua è una continua fluidità.
Si guardi alle gocce di pioggia: cadono e fluiscono insieme formando un rivolo, un torrente, un fiume, fino al mare. Ogni goccia isolata riconfluisce nella grande massa del mare dove non c’è più alcuna goccia, ma solo la totalità delle sue acque.
Pensiamo ora ad una rappresentazione opposta, cioè a qualcosa di unitario che si suddivide, di disunisce e si scompone, dove importante è la distanza, lo spazio che intercorre tra le singole parti.
Questa rappresentazione ha la sua realtà nella musica. Una sinfonia esiste per via degli intervalli: se le singole note fluissero insieme come le gocce di pioggia, cioè se gli intervalli diventassero insignificanti, non esisterebbe alcuna musica.
Per questo motivo l’urlo di una sirena o l’ululato di un cane suscitano un’impressione sgradevole e, in ogni caso, non sono percepiti come musica.
La musica esiste solo grazie agli intervalli, alle distanze (simultanee o successive); essa si fonda su una forza che divide e mantiene diviso, senza però eliminare le relazioni.
Secondo l’indagine di Rudolf Steiner è questa la forza dell’etere del Suono, che suddivide e separa creando intervalli e rapporti numerici (da cui anche il nome di etere Numerico).
Dovunque nella natura compaiano rapporti numerici è attivo l’etere del Suono, ma solo quando gli elementi disgiunti sono al contempo in relazione tra loro.

Questo si mostra già quando osserviamo le condizioni di manifestazione di un singolo suono. Affinché possa generarsi un suono, una nota di violino o di flauto, sono necessari due punti fissi, o nodi di oscillazione, posti ad una precisa distanza, tra i quali vibra una corda (violino) o l’aria (flauto).
Siamo quindi in presenza di una separazione le cui parti sono in relazione tra loro: abbiamo cioè una polarizzazione.
Questi sono gli elementi costitutivi di un suono: la distanza tra i nodi che corrisponde alla misura, la tensione che corrisponde al peso ed il numero delle vibrazioni. I tre fattori, misura, numero e peso sono indissolubilmente uniti in un suono quando agisce l’etere del Suono.
Non può originarsi alcun suono senza la dualità dei nodi e senza ciò che accade tra di essi, ovvero senza la contrapposizione quiete-movimento (oscillazione).
La caratteristica dei nodi è la fissità, l’essere ben saldi, altrimenti il suono avrebbe una vibrazione impura. E la distanza tra di essi non è un semplice spazio intercorrente: è infatti percorsa da un movimento che dai nodi si accresce nel mezzo fino ad un massimo. L’essenzialità del suono è proprio in questo movimento.

La regolarità di tale schema si evidenzia nelle figure di Chladni (vedere: http://www.physics.ucla.edu/demoweb/dem ... plate.html
) ottenute provocando un suono (vibrazione) con un arco di violino su una lastra di metallo adeguata allo scopo, sulla quale è sparsa polvere di ferro. Quest’ultima, prima sparsa in modo regolare, comincia a suddividersi e sulla lastra compaiono zone vuote ed altre dove la polvere di ferro si accumula. Nascono così delle figure dalla struttura geometrica che mutano al variare del numero di vibrazioni. Da notare che non si modifica una singola zona isolatamente, ma è sempre il tutto a subire una trasformazione. Si verificano divisioni, separazioni, distanze, intervalli, ma ciascun elemento (ciascuna zona) è in relazione con l’altro formando nell’insieme un’unità.
Questa è l’essenza dell’ordine. L’ordine presuppone parti separate messe tra loro in una relazione sensata. Il vibrare-insieme di suoni separati è l’essenza della musica: è l’armonia.

E’ risaputo che la musica è interamente pervasa da leggi numeriche e matematiche: lo mostrano il numero delle oscillazioni, la misura tra i nodi, le frazioni numeriche degli intervalli, le relazioni tra le note secondo melodie e ritmi, ecc. Al fattore numerico è connesso l’elemento qualitativo del suono, e questo è l’eterico vero e proprio.
L’acustica moderna non conosce l’etere del suono. E’ dell’opinione che il suono sia prodotto unicamente da fattori fisico-meccanici: una corda tesa, una campana, il dito che pizzica le corde, il batacchio che percuote la campana, sono fattori fisici. Fu anche questa constatazione che diede motivo alla concezione materialistica delle percezioni sensorie: le vibrazioni dell’aria, generate fisicamente e fisicamente misurabili, furono considerate origine ed essenza del suono. Partendo da una simile convinzione tutto il mondo delle percezioni si è annullato in oscillazioni di ogni tipo. Questa concezione è fondamentalmente falsa.
Già negli anni ’80 del secolo scorso, nella sua introduzione agli scritti scientifici di Goethe, Rudolf Steiner spiegò queste cose mostrando l’inconsistenza delle teorie scientifiche.
Egli rivelò anche la vera relazione tra le onde sonore col suono, inteso come attività eterica.
Le vibrazioni sono una realtà del mondo sensibile che consentono la manifestazione e la percezione dell’etere del suono, che è soprasensibile, sopra il mondo dei sensi.
Senza vibrazioni non c’è suono e di un suono non udiamo le vibrazioni bensì l’etere del suono ad esso unito, e lo udiamo nella qualità di un particolare suono.
Ciò è meglio comprensibile se pensiamo agli intervalli, ad esempio ad un intervallo di quarta. Fisicamente abbiamo due suoni, nessuno dei due però è una quarta. In senso fisico l’intervallo non esiste, ma è tuttavia percepibile.
Una quarta, una quinta, sono dei prodigi: percepiamo qualcosa che dal punto di vista fisico è nulla. Reali sono i due suoni, ma è percepita invece la loro distanza, la loro relazione: l’intervallo.

Come uomini siamo in grado di originare delle oscillazioni così da suscitare un suono. Questa nostra capacità indica la responsabilità di quanto facciamo risuonare nel mondo.
Vibrazione = figura sonora e etere. ma la figura sonora è tutt’altra se originata da un flauto, o dalla radio, o da un organo elettronico. La qualità del suono è diversa ed è diversa quindi anche l’azione nel mondo

Ci si avvicina all’essenzialità dell’etere del Suono quando di considera la polarizzazione in nodi e vibrazione, quando si coglie la separazione tra attività e passività, tra movimento e quiete. Si può caratterizzare l’etere del Suono come “attivo separare o ricongiungere”, il cui risultato è vibrare.
La vibrazione è movimento che non può propagarsi, è movimento trattenuto.
Quando una campana risuona configura l’aria in addensamenti e rarefazioni come nelle figure di Chladni. (ma ci pensate che bello?) L’etere del Suono crea nodi, mette in movimento e addensa la sostanza fisica. Opposte sono le forme di movimento dell’acqua, il cui fluire ed ondeggiare è provocato dall’esterno: l’acqua in se stessa è inerte, le occorre un impulso dall’esterno per mettersi in movimento. E secondo quanto è stato esposto l’etere del Suono è la causa del movimento, l’impulso al movimento lo stimolatore.

Per il movimento necessitano spazio e tempo. Lo spazio, come abbiamo visto, si è originato allo stadio evolutivo dell’antico Sole, il tempo alo stadio ad esso precedente dell’antico Saturno. Al gradino evolutivo in cui si sviluppano etere del Suono e Acqua vi si aggiunge il movimento (dell’antica Luna).
Ad essere precisi, ci sono tre movimenti originari: roteare, ondeggiare e vibrare. Il fluire è un movimento secondario. (nota: il movimento della luce, per quanto si possa parlare di movimento, è evolutivamente parlando qualcos’altro e, nel suo carattere irraggiante lo si deve distinguere dai movimenti citati).


(chimica)

Emerge ora un problema. Si doveva parlare della contrapposizione etere del Suono – Acqua e quanto invece abbiamo considerato fin’ora è l’azione dell’etere del Suono nell’elemento Aria, appartiene all’etere di Luce. Questa relazione verrà chiarità più avanti.
C'è una relazione tra etere del suono e acqua? Le considerazioni svolte hanno mostrato l'etere del Suono come forza che suddivide, differenzia, ordina e mette in movimento. Abbiamo qualcosa del genere nell'elemento dell'Acqua?
Possiamo dare una risposta considerando il seguente fenomeno. Si lasci cadere un granello di sabbia in un recipiente d'acqua; si depositerà sul fondo rimanendovi. Secondo la legge fisica di galleggiamento (Principio di Archimede) esso perde tanto del suo peso quanto il peso del volume del liquido spostato. Questa è l'unica azione dell' acqua coi sali insolubili.
Cosa avviene invece quando un sale si scioglie nell' acqua? Si metta nell'acqua un grammo di permanganato di potassio: si deposita sul fondo soggiacendo al Principio di Archimede. Ma cosa avviene del sale quando si scioglie? Viene suddiviso, una particola dopo l'altra si distacca dalla sua massa e questi singoli frammenti si distribuiscono nell' acqua. Dopo un certo tempo il cristallo di sale è svanito trovandosi ora come particelle (ioni) nella fluidità. È poi strano che queste particelle si sollevino dal fondo colmando l'acqua in modo omogeneo. Il volume svanisce, e il peso pure! Cosa ha agito? Il cristallo è stato afferrato da una forza che lo ha frazionato e diviso fino alle sue componenti atomiche distribuendole in modo omogeneo nella fluidità. Dopo il completo discioglimento si ha un preciso rapporto con l'acqua e un certo ordine tra gli ioni che si può rappresentare spazialmente con il modello del reticolo strutturale. Questo ordine permane, e si ristabilisce a seguito di eventuali interventi (come agitare, riscaldare ecc.). Ciò significa che i legami (distanze) sono preservati e gli atomi compaiono come nodi di una tessitura, o reticolo, in cui gli intervalli sono negativi.

Nel processo di scioglimento è attivo l'etere del suono che crea gli intervalli e un ordine. Qui esso non risuona ma si manifesta ordinando la sostanza nell' ambito chimico, da cui il termine appropriato di etere chimico. Esso non è solo l'autore del processo di scioglimento ma anche di tutti i processi chimici, delle sintesi e analisi. I processi chimici si svolgono secondo rigorose leggi numeriche. In ciò si manifesta la natura numerica dell' etere chimico. Come tale esso mostra un altro aspetto che si deve aggiungere alle considerazioni già fatte. La distribuzione degli ioni nel liquido è completamente omogenea, cioè in ogni sua parte si trova un uguale numero di ioni. Cosa significa omogeneo? Significa che la forza di gravità è eliminata.
Il Forum delle Energie Sottili • Leggi argomento - Rudolf Steiner e i Quattro Eteri

Riporto qui il testo completo di Romana, eliminando le nostre chiose, in modo che se ne possa apprezzare meglio il contenuto.
(RZ)
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L’Eterico – un ampliamento delle scienze naturali attraverso l’antroposofia

di Ernst Marti, a cura della Dr.ssa Irmgard Rossman.
(Titolo originale: Das Atherische. Eine Erweterung der Naturwissersenschaft durch Antrophosophie).



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L'evoluzione della Terra e del Cosmo

L'antroposofia, apparsa all'inizio del nostro secolo, portò a conoscenze che diedero una nuova visione dell'essenza e dell'importanza dei quattro elementi classici. L'espressione «elemento» si adatta oggi per tutt' altre cose: per le sostanze fondamentali della chimica, nell'elettronica, nella matematica ecc.
Già all'inizio delle sue esposizioni scientifico-spirituali, Rudolf Steiner rifondò ed ampliò l'insegnamento sui quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra. Tali conoscenze ampliano e approfondiscono anche l'idea dell'evoluzione, e sono valide per l'intero sistema dell'universo.
Rudolf Steiner riconobbe che, con la sopra accennata sequenza dei quattro elementi, veniva data la successione di stadi evolutivi cosmici nel modo come giunsero a manifestazione.
Il fuoco si trova all'inizio dell'intera evoluzione.
Anche la concezione scientifica attuale pone all'inizio dell'universo condizioni di calore ancora molto indistinte. La scienza dello spirito dà in proposito delle indicazioni assai più precise. Parla di un universo consistente di differenti condizioni di calore. Ciò presenta già delle difficoltà per l'odierna concezione scientifica, poiché la fisica odierna non attribuisce al calore alcuna essenzialità propria. Conosce il calore solo come movimento di atomi e molecole e come fenomeno connesso a uno stato di aggregazione.
Ma queste sono solo manifestazioni dell' elemento Fuoco, che è una vera e propria entità.
Successivamente si ebbe un secondo stadio cosmico nel quale fece la sua comparsa l'elemento aria; in un terzo stadio vi si aggiunse l'elemento acqua; e nel quarto stadio, quello attuale, cominciò ad operare anche l'elemento terra. Nella scienza spirituale questi quattro stadi evolutivi cosmici sono denominati, con una certa ragione, Saturno, Sole, Luna, Terra; termini da non identificare con gli attuali pianeti dallo stesso nome. L'antico Saturno, l'antico Sole, l'antica Luna, designano stadi evolutivi planetari che hanno avuto lunga durata e un'elaborazione assai differenziata. Anche la nostra Terra, del resto, ha attraversato diversi stadi (v. La scienza occulta nelle sue linee generali). Ogni nuovo stadio racchiude gli elementi degli stadi precedenti, così la nostra Terra abbraccia tutti i quattro elementi:

antico Saturno: fuoco
antico Sole: fuoco, aria
antica Luna; fuoco, aria, acqua
Terra: fuoco, aria, acqua, terra

Lo sviluppo di queste condizioni tipiche degli elementi non fu l'unica cosa che avvenne nel corso dell'evoluzione.
Ad ogni stadio apparve sempre anche una forza superiore eterica e una forza inferiore fisica. Gli elementi costituivano sempre la parte mediana (il medium); erano il campo entro cui potevano agire le forze. L'antica conoscenza del mondo sapeva di un solo etere unitario. Dalle indagini di Rudolf Steiner risultò che vi sono quattro specie di eteri, ciascuno dei quali è legato al rispettivo elemento comparso al medesimo stadio evolutivo. Esistono dunque quattro coppie di etere-elemento.

Quali sono le quattro forze eteriche? Rudolf Steiner ha dato agli eteri delle denominazioni che già sono indicative per le loro caratteristiche. Si tratta di: etere di calore, etere di luce, etere del suono o chimico, e etere di vita, che corrispondono agli elementi in questa stessa sequenza.
Quando si considera la serie degli elementi si constata un crescente addensamento. Gli eteri, all'opposto, mostrano un crescente raffinamento.
Eteri ed elementi si comportano come polarità, come positivo e negativo. Ci si è abituati a designare gli elementi positivi e gli eteri negativi.
Lo sviluppo delle scienze naturali ha condotto di recente alla conoscenza delle sostanze terrestri e delle forze fisiche. Ed ha pure portato alla scoperta delle tre forze moderne, l'elettricità, il magnetismo e l'energia nucleare, che nel libro citato (La scienza Occulta, R. Steiner, p. 70) sono chiamate «forze subnaturali». (su questo argomento c’è un capitolo più avanti…).
La scienza non ha ancora compreso che ci sono quattro tipiche forze fisiche, sebbene conosca di esse tutti i particolari e le impiega nella tecnica.
Si configurano come forze fisiche solo quando si conoscono i quattro stadi evolutivi cosmici e si afferrano le forze della Terra come forze opposte agli eteri. Più avanti esse saranno descritte singolarmente. Ecco come si collegano eteri, forze fisiche e elementi nel contesto dell'evoluzione planetaria:

antico Saturno: Etere di Calore, elemento Fuoco, calore fisico
antico Sole: Etere di Luce, elemento Aria, 2^ forza fisica
antica Luna: Etere del suono, elemento Acqua, 3^ forza fisica
Terra: Etere di Vita, elemtno Terra, 4^ forza fisica

La condizione attuale della Terra sulla quale oggi viviamo contiene tutti gli stadi precedenti, sebbene in forma metamorfosata. Essa consiste di quattro forze superiori, quattro inferiori e, nel mezzo, dei quattro elementi. Questo è lo schema del mondo nel quale viviamo. Ne risulta un'immagine trinitaria.

forze superiori eteriche =forze universali
elementi
forze inferiori fisiche = forze centrali


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Idea ed Evoluzione dello Spazio

La rappresentazione e la conoscenza dello spazio che abbiamo oggi sono il risultato di tappe diverse. Nell'antichità l'uomo concepiva il mondo come una creazione staticamente ordinata, dove ogni cosa aveva il suo posto entro un universo armonioso e colmo di bellezza, il cosmo. Il greco non aveva ancora una parola per lo «spazio», ma solo topos per indicare un luogo. Egli aveva un'immagine topologica dell'universo con la Terra al suo centro.
E' col passaggio all'Evo Moderno che questo racchiuso macrocosmo venne squarciato dilatandolo a spazio siderale infinito. Sull'onda di concezioni sempre più moderne esso si espanse assumendo una vastità inimmaginabile, senza più confini. Questo rigido spazio infinito trovò all'inizio del XIX secolo una nuova delimitazione nel «piano posto all'infinito», una formulazione della geometria sintetica risultata dai progressi della matematica.

Nel libro "La mia vita" Rudolf Steiner descrisse la profonda impressione di questa nuova idea della geometria sintetica: «Appunto dalla matematica derivò un'esperienza per me decisiva. La rappresentazione dello spazio presentava insormontabili difficoltà interiori. Non si riusciva a cogliere pienamente e in modo soddisfacente col pensiero la concezione dello spazio come vuoto che si espande illimitatamente in tutte le direzioni, concezione allora dominante che costituiva il fondamento delle teorie scientifiche. Ma per mezzo della geometria moderna (sintetica), che approfondii sia al politecnico, sia come autodidatta, mi si presentò nell'anima la visione d'una linea che, prolungata all'infinito verso destra, ritorna da sinistra al punto di partenza. Il punto infinitamente lontano a destra è il medesimo che si trova infinitamente lontano a sinistra. Mi parve che con queste rappresentazioni della nuova geometria si potesse afferrare concettualmente lo spazio che altrimenti si irrigidiva nel vuoto. La retta che in modo simile a un cerchio ritornava in se stessa fu per me una rivelazione. Uscii dalla lezione, durante la quale questa idea mi apparve per la prima volta, come se mi fossi liberato di un grosso peso. Mi pervase un sentimento di liberazione. Ancora una volta, come già nell'infanzia, dalla geometria giunse qualcosa che mi colmò di felicità»

La geometria sintetica insegna che si deve pensare lo spazio con due delimitazioni: una verso l'esterno, che si può chiamare «piano posto all'infinito», e un'altra verso l'interno, per la quale non c'è alcuna espressione significativa.
Si potrebbe parlare di «centro originario». In modo corrispondente il limite esterno potrebbe essere denominato «periferia originaria».
La geometria sintetica insegna che in relazione a queste due delimitazioni sono possibili due spazi, a seconda che si pensi che lo spazio vada espandendosi dal centro originario o provenga dalla periferia originaria. I due spazi si possono caratterizzare come «spazio-punto» e «spazio-superficie».
Ci si è abituati a chiamare positivo lo «spazio-punto», e negativo lo «spazio- superficie». Entrambi gli spazi sono ugualmente grandi e si compenetrano. L'inizio dell'uno costituisce la fine dell'altro.
Mediante le concezioni della geometria sintetica l'idea dello spazio ha trovato una valida formulazione. Questo conseguimento è di estrema importanza per la complessiva conoscenza della natura. Tuttavia, le scienze naturali moderne non hanno ancora accolto e preso sul serio il concetto di spazio della geometria sintetica. Esse conoscono solo lo «spazio-punto», e non tengono conto dello «spazio-superficie».

Le scienze naturali hanno a che fare con forze. Devono dunque esistere delle forze che portano a manifestazione lo spazio, e ciò (secondo la geometria sintetica) può avvenire in due modi: a partire dal centro originario, o dalla periferia originaria. Le forze che consentono questo sono le forze fisiche e quelle eteriche. Le forze fisiche hanno come loro origine il centro originario da dove agiscono irraggiando nello «spazio-punto». Le forze eteriche agiscono dalla periferia originaria, loro luogo di origine, e irraggiano verso l'interno entro lo «spazio-superficie». Per tale motivo sonoanche chiamate forze periferiche o universali

Lo spazio pervaso dagli eteri lo si designa comunemente «spazio negativo» o «contro-spazio», quello delle forze fisiche lo si chiama «spazio positivo». Forze fisiche e forze eteriche si compenetrano, come pure si compenetrano spazio positivo e negativo.Lo spazio entro cui esistiamo noi uomini e la natura risulta da questo duplice complesso di forze. Tutte le forze note alla scienza sono tali da poter essere pensate attive partendo da un punto e sono calcolabili matematicamente come forze potenziali. Le altre forze, che hanno come origine il piano all'infinito, non si possono afferrare col calcolo matematico.
Forse è proprio questo il motivo per cui la scienza non ne tiene conto, poiché per essa è reale solo quanto è calcolabile.

I pensieri sullo spazio esposti sopra non sono ancora stati accolti dalla scienza moderna. La corrente nominalista, nel pensiero occidentale, ha portato ad insicurezza e confusione di fronte al problema dello spazio. Per la filosofia kantiana infatti lo spazio non è alcun concetto di una realtà oggettiva, bensì una concezione soggettiva delle cose sperimentabili.
Nel suo libro Il problema dello spazio, per il quale Albert Einstein ha scritto l'introduzione, il fisico Max Jammer espone lo sviluppo delle teorie sullo spazio dall'antichità alla fisica moderna. Nell'ultimo capitolo scrive: «A conclusione delle nostre ricerche sul problema della dimensionalità dobbiamo riconoscere che fino ad oggi non è stata trovata alcuna soluzione soddisfacente. Le parole di H. Grassmann, da lui pronunciate nel 1844, non sono ancora state confutate: "È evidente che il concetto di spazio non può assolutamente essere generato dal pensiero; esso ci si para dinnanzi sempre come qualcosa di dato. Chi volesse sostenere il contrario dovrebbe addossarsi il compito di dedurre la necessità delle tre dimensioni dello spazio dalle pure leggi di pensiero. Un compito la cui soluzione si presenta pressoché impossibile"».
Jammer e l'intera scienza ignorano il saggio nel quale si trova la soluzione di questo compito e che rappresenta inoltre la confutazione della concezione kantiana dello spazio. Nel 1891 Rudolf Steiner scrisse un saggio nel terzo volume di introduzione agli scritti scientifici di Goethe: Il concetto goetheanistico di spazio.
Questo saggio fa parte dei contributi fondamentali per una nuova scienza naturale, ma fino ad oggi è rimasto completamente ignorato. In esso Rudolf Steiner dimostra per via di puro pensiero che lo spazio può avere solo tre dimensioni, e giunge alla conclusione che «lo spazio è un'idea, non una visione», come credeva Kant. Rudolf Steiner mostra che senza una concezione dello spazio che coincida con quella goetheanistica è impossibile la completa comprensione sia del suo lavoro sulla fisica, sia del lavoro svolto da Goethe.

Ne risultano conseguenze di ampia portata.
Nell'introduzione venne esposta la visuale teoretico-conoscitiva secondo cui la realtà è costituita da percezione e pensiero.
Se dunque lo spazio è un'idea sorge la domanda dove sia la percezione corrispondente. La risposta è: nelle dimensioni. Noi non percepiamo lo spazio, bensì le dimensioni, distanze, lontananze tra sopra e sotto, sinistra e destra, davanti e dietro, e chiamiamo «spaziale» ciò che ha dimensione. Lo spazio si manifesta per mezzo delle dimensioni.
Possiamo porci la domanda anche sull’origine dello spazio. Il fisico C.F. von Weizsiicker spiega che lo spazio ha avuto una volta origine (spazio e materia sono nate nel medesimo tempo - materia = ciò che colma lo spazio). La scienza dello spirito è in grado di dire che lo spazio nacque sull'antico Sole. Qui divennero contemporaneamente realtà lo «spazio-punto» e lo «spazio-superficie». La luce crea le condizioni per la comparsa dello spazio.

Un'altra rappresentazione insolita è quella dell'evoluzione dello spazio.
Un'idea, un essere, può comparire in modo completo o incompleto; in quest'ultimo caso si giunge alla completezza per gradi nel tempo. il graduale avvicinarsi alla perfezione nella manifestazione è il fondamento dell'idea di evoluzione. Ciò vale anche per l'idea dello spazio; anch'esso ha attraversato un'evoluzione, non si è pienamente dispiegato fin dall'inizio. Lo spazio pienamente sviluppato ha tre dimensioni.

Rudolf Steiner dichiarò una volta che le dimensioni sono comparse una dopo l'altra: sull'antico Sole la prima, nell'antica condizione lunare la seconda, e solo nell'attuale condizione terrestre è apparsa la terza dimensione. È certamente difficile da comprendere. Ci si dovrebbe immaginare un'intero mondo composto solo da entità unidimensionali (di natura lineare); uno mondo a due sole dimensioni (che si manifesta in superfici); e soltanto nella nostra condizione terrestre è divenuta realtà la tridimensionalità.
Evoluzione della dimensionalità:

antico Sole: 1(-) luce, 1(+) aria
antica Luna: 2(-) suono, 2(+) acqua
Terra: 3(-) Etere di Vita, 3(+) Elemento Terra

Sull'antico Sole c'era uno spazio unidimensionale: unidimensionale positivo per mezzo dell'elemento aria e unidimensionale negativo attraverso l'etere di luce;
sull'antica Luna, per l'aggiungersi dell'elemento acqua, lo spazio divenne bidimensionale positivo e contemporaneamente, per via dell'etere del suono, nacque anche lo spazio bidimensionale negativo;
solo sulla Terra, con la comparsa dell'elemento terra, apparve la tridimensionalità positiva, e attraverso l'etere di vita si ebbe la tridimensionalità negativa.



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Gli eteri

Mediante i nomi degli eteri si viene indirizzati al campo in cui è rintracciabile la loro azione. La sequenza mostra le corrispondenze con gli elementi.

Etere di Calore - Fuoco - Prima forza fisica (calore*)
Etere di Luce - Aria - Seconda forza fisica (elettricità*)
Etere Chimico - Acqua - Terza forza fisica (magnetismo*)
Etere di Vita - Terra - Quarta forza fisica (forza nucleare*)
(Quali sono queste forze fisiche l'ho aggiunto io come anticipazione, ma è argomento di un successivo capitoletto di questo stesso libro. Inoltre devo aver trovato qualcos'altro su internet che parla di quete stesse corrispondenze)

Ci si presenta ora il compito di conquistarci una rappresentazione soddisfacente di queste idee, e cioè studiare le manifestazioni del mondo per riconoscervi l'estrinsecazione delle rispettive idee (etere, elemento, forza fisica) secondo le loro corrispondenze.
Gran parte dei fenomeni riguardanti gli elementi ci sono noti dalla scuola e dalla vita. Essendo entità mediane gli elementi sono aperti in due direzioni: verso le forze superiori e verso quelle inferiori. Ciò significa che ciascun elemento ha in sé due opposte caratteristiche che può «offrire» all'una o all'altra forza. Si può addirittura dedurre dalle caratteristiche dell'elemento il tipo di forza che agisce in esse. Un esempio può meglio chiarire un tale svolgimento fenomenologico:
L'aria è elastica, può dilatarsi e comprimersi. L'etere di luce, dunque, deve essere una forza che estende, dilata, dirada, mentre la forza fisica opposta provocherà addensamento e compressione.
In un simile procedimento metodico è necessario prima di tutto liberarsi dalle odierne rappresentazioni della fisica che ciascuno porta in sé, per dedicarsi con piena dedizione e senza pregiudizi all'osservazione dei fenomeni.
In secondo luogo questo modo di procedere richiede la completa fiducia nel pensare, poiché le contrapposizioni sono un problema di pensiero.
Nella contrapposizione elemento-etere si tratta di un' opposizione tra stato e forza. Gli eteri infatti sono forze, gli elementi stati, caratteristiche. Le forze fisiche sono anch'esse vere forze, contrarie agli eteri. Esse possono essere rintracciate per via di pensiero, quando le si concepisca in contrapposizione agli eteri.


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ETERE DI LUCE – elemento DELL’ARIA – forza di DENSITÀ

Nella sua vera essenza la luce è diversa dall'etere. È una entità animico-spirituale, e quindi non-spaziale; si serve dell'etere per esercitare la sua azione nel mondo spaziale. Compenetrando l'etere, o forza periferica universale, essa fa sorgere l'etere di luce, e nel nostro mondo sensibile e spaziale la luce ci appare per mezzo dell'etere di luce.
In modo analogo, dietro la forza di addensamento fisico-terrestre troviamo un'essenzialità spirituale che si manifesta attraverso di essa: la tenebra. Abbiamo così individuato la contrapposizione luce e tenebra.

Noi uomini viviamo nell'aria, nella luce e nella tenebra. Possiamo descrivere l' interazione di questi tre principi basandoci su una comunissima esperienza quotidiana. Entriamo ad esempio in una camera buia e senza finestre. Non possiamo percepire cosa c'è in essa. Ora viene accesa la luce, tutto diventa chiaro, diventano visibili le pareti del locale con le cose che vi si trovano. In che modo è avvenuto questo? La lampada appesa al soffitto è diventata una sorgente luminosa e irraggia luce. La luce ha respinto la tenebra creando un chiaro spazio luminoso, o meglio, uno spazio sferico colorato. In genere non ci rendiamo conto che da svegli viviamo sempre in uno spazio sferico colorato creato dalla luce, che è assolutamente chiuso e da cui non possiamo evadere. Quando usciamo all'aperto esso cresce semplicemente sino al confine blu del cielo. Siamo sempre immersi in uno spazio luminoso generato dalla luce. Anche quando gli astronauti lasciano la Terra sono sempre rinchiusi in una cavità di luce e colore.
La luce crea lo spazio universale in cui noi, con altri esseri e fenomeni, siamo immersi.
Col primo apparire della luce nell'evoluzione si è formato anche lo spazio (secondo Rudolf Steiner la luce ha avuto origine sull'antico Sole, e con essa è apparso lo spazio). Lo spazio come vacuità che accoglie nasce perché la luce crea la periferia dell'universo.
Il piano all'infinito della geometria sintetica è un fenomeno luminoso colto nel pensiero. Rispetto ad esso c'è solo un interno e nessun esterno.

La luce circoscrive ovunque lo spazio distendendo su ogni cosa superfici colorate. Essa rende tutto visibile e distinguibile per il fatto di creare ovunque confini spaziali. In questo modo però essa divide lo spazio in due regioni. La luce rischiara la superficie degli oggetti, e questa superficie traccia il confine dove luce e tenebra si toccano facendo sorgere il colore.
La fisica dà invece la seguente formulazione: la luce è riflessa dalla superficie. Al di là della superficie la luce non penetra. Cosa si trova sotto la superficie? L'assenza di luce, la tenebra. La luce separa luce e tenebra. Essa respinge la tenebra al di sotto della superficie. Si potrebbe formulare il concetto di «sub-superficie», che costituisce anch'essa il confine di uno spazio, ma uno spazio oscuro e privo di luce. La tenebra non è solo assenza di luce, è ciò che colma lo spazio privo di luce fino alla «sub-superficie», fino allo strato-confine della regione luminosa. Per l'occhio la tenebra è identica alla densa sostanzialità materiale. Si guardi a se stessi. La luce giunge sino alla nostra pelle. Qui si arresta risparmiando lo spazio riempito dal nostro corpo, in cui non c'è luce ma sostanza materiale. I fatti esposti ci portano a distinguere due contesti spaziali: uno spazio vuoto e uno spazio pieno, che si rapportano tra loro come negativo e positivo.

Il fatto che la superficie colorata di un oggetto sia il confine tra spazio luminoso e spazio tenebroso chiarisce un secondo concetto spesso frainteso, e cioè il concetto di materia. Materia è il concetto di riempimento dello spazio, strettamente connesso alla formazione della superficie-confine tra luce e tenebra. Materia non indica niente di specifico al di fuori che qualcosa ha la particolarità di essere spazialmente voluminoso. Materia è la sostanzialità che riempie lo spazio e, come per lo spazio, si può parlare di materia positiva. O negativa.
«La materia è luce addensata»: un' affermazione della scienza occulta che possiamo comprendere attraverso le considerazioni fenomenologiche appena descritte.

La luce emana sempre da una sorgente luminosa, da un centro, e si propaga in modo radiale verso una periferia. La luce si dispiega dunque tra sorgente e periferia. Essa è una forza che si oppone alla tenebra. Agisce in modo lineare, radiale, rettilineo; non può curvarsi. Sorgente luminosa e confine della superficie colorata sono uniti in linea retta e quindi in modo uni-dimensionale. Si potrebbe dire che la forza della luce irraggia da un centro e giunge a riposo su una superficie, che a sua volta costituisce il confine colorato dello spazio luminoso.
Se consideriamo valida questa descrizione sorge una difficoltà. L'etere di luce come forza universale agisce dal piano all'infinito, cioè dalla periferia, verso il centro. Per come invece ne abbiamo parlato la luce irraggia dalla sorgente luminosa di una lampada, quindi da un centro, verso la periferia, in direzione contraria alla forza universale. Questa contraddizione si risolve se pensiamo che l'etere di luce periferico ha bisogno, per manifestarsi, di un ricettore, di un veicolo di trasmissione. Dobbiamo renderci conto che nella sorgente luminosa di una lampada, di una fiamma di candela o nel filo incandescente di una lampada elettrica, sono presenti le condizioni
necessarie per la ricezione dell'etere di luce. Nella sorgente luminosa devono esserci le condizioni elementari affinché possa manifestarsi l'etere di luce. Che un fiammifero possa accendersi ovunque è indice che ovunque c'è l'etere di luce. Dobbiamo tener presente che ogni sorgente luminosa è un ricettore dell'etere di luce la cui azione è orientata verso il suo luogo di origine: la periferia, il piano all'infinito.

Rispetto alla natura radiale della luce l'aria è in se stessa priva di direzione, è caos. La parola gas deriva in modo appropriato da caos. L'aria si trova tra gli oggetti, ha coesività e riempie lo spazio. Essa è in sé coesività e legame, e ciò si mostra quando si cerca di rarefarla: è quasi impossibile creare un vuoto assoluto, cioè ricavare un buco o una separazione nell'aria, e questo perché l'aria stessa è in sé coesiva.
La proprietà caratteristica dell' aria è la sua elasticità: la si può dilatare e comprimere.

L'etere di luce dev'essere dunque una forza di dilatazione e rarefazione, la forza fisica ad essa opposta provoca addensamento e concentrazione.

Il contrario di elastico è fragile. La luce è fragile, e per tale motivo può fendersi. Se colpisco l'aria con un bastone essa si sposta ricongiungendosi dietro. Se tengo un bastone davanti a una sorgente luminosa, ad esempio una candela, esso spezza l'unità della luce, che prosegue in modo rettilineo senza più ricongiungersi. Si può fendere e spezzare la luce, l'ottica conosce e utilizza questa proprietà.

Un'ulteriore caratteristica dell'aria è la tensione. Non c'è aria che non abbia un grado di tensione, e questa è un'azione interna che crea e mantiene una certa coesione. La luce ci mostra il fenomeno opposto, in un certo senso tutto è un agire all'esterno, è esternazione. Si prenda una sorgente luminosa, una fiamma di candela; non è importante ciò che tiene unito ma quanto emana da essa, quanto si allontana irraggiando verso la periferia.
All'aumento e diminuzione della tensione corrisponde nella luce la maggiore o minore intensità, e ciò significa uno spazio più o meno grande.
La tensione dell'aria è in relazione alla pressione, in cui si manifesta la forza di addensamento e concentrazione che dalla periferia contrae verso un centro.
Come la luce espandendosi rischiara e genera lo spazio, così la forza fisica opposta di addensamento e concentrazione è in relazione con la tenebra.
Densità e tenebra sono caratteri distintivi di ciò che chiamiamo materia.

Nello strato aereo dell'atmosfera terrestre agisce anche questa forza di addensamento e si manifesta come pressione atmosferica che dall'esterno comprime al suolo. L'opposto di comprimere è risucchiare. Se dunque c'è contrapposizione tra forze fisiche e eteriche, la luce deve esercitare un risucchio.
Agisce davvero così? Sì, si devono solo conoscere i fenomeni corrispondenti. L'aria esercita da ogni parte una pressione centripeta sulla terra. Questo fatto è visibile nella crescita delle piante. La pianta vorrebbe ovunque sfuggire alla terra e raggiungere la sfera celeste. Ci si raffiguri degli abeti in luoghi opposti sulla Terra; essi mostrano l'azione reale delle forze periferiche che, paragonate all'azione comprimente dell' aria esercitano invece un risucchio. Tensione e pressione dell’aria manifestano nella loro tendenza verso l'interno l'agire della forza fisica di concentrazione e addensamento localizzata nel centro. Irraggiare e risucchiare come pure delimitare e circoscrivere, mostrano la relazione della luce con la periferia col limite esterno della sfera.
L'etere di luce è un'entità attiva che genera lo spazio. L'aria riempie in modo passivo lo spazio ed è tenuta insieme dalla forza fisica di contrazione e addensamento che agisce dal centro.L'etere di luce non esercita la sua azione solo nel campo inorganico e fisico ma anche nell'organico-vivente. In questo ambito esso è fondamento della crescita. La grandezza di un albero, la lunghezza di un serpente, il volume di un melone, l'altezza dell'uomo esprimono l'azione dell'etere di luce nell'organico.

Ricapitolando, nell'inorganico l'etere di luce si manifesta come irraggiante, rischiarante e nella forza di risucchio. Rendendo le superfici ben distinguibili esso crea i confini dello spazio e desta la visione. L'etere di luce genera la periferia e quindi i confini dello spazio; si potrebbe dire che esso spazializza.
Nell'organico, agendo come forza di crescita, è all' origine della spazialità degli esseri viventi.
All'opposto troviamo la forza centrale di addensamento, contrazione e concentrazione, in breve la forza di densità.
Entrambe le forze si manifestano poi nelle proprietà dell'elemento dell'aria di cui l'esempio più caratteristico è l'elasticità.


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ETERE DEL SUONO – Elemento dell’ACQUA – FORZA DI GRAVITÀ

Rudolf Steiner ha chiamato l’Etere del Suono anche Etere Chimico e Etere Numerico. Siamo così indirizzati in particolare ai campi dell’acustica, della chimica e della matematica.

(suono e numero)

Una particolare caratteristica dell’acqua è il suo confluire insieme, il suo continuo rifondersi in una massa liquida; ha sempre la tendenza ad unire e a ricostruire la sua totalità fondendo insieme le parti separate.
L’acqua è una continua fluidità.
Si guardi alle gocce di pioggia: cadono e fluiscono insieme formando un rivolo, un torrente, un fiume, fino al mare. Ogni goccia isolata riconfluisce nella grande massa del mare dove non c’è più alcuna goccia, ma solo la totalità delle sue acque.
Pensiamo ora ad una rappresentazione opposta, cioè a qualcosa di unitario che si suddivide, di disunisce e si scompone, dove importante è la distanza, lo spazio che intercorre tra le singole parti.
Questa rappresentazione ha la sua realtà nella musica. Una sinfonia esiste per via degli intervalli: se le singole note fluissero insieme come le gocce di pioggia, cioè se gli intervalli diventassero insignificanti, non esisterebbe alcuna musica.
Per questo motivo l’urlo di una sirena o l’ululato di un cane suscitano un’impressione sgradevole e, in ogni caso, non sono percepiti come musica.
La musica esiste solo grazie agli intervalli, alle distanze (simultanee o successive); essa si fonda su una forza che divide e mantiene diviso, senza però eliminare le relazioni.
Secondo l’indagine di Rudolf Steiner è questa la forza dell’etere del Suono, che suddivide e separa creando intervalli e rapporti numerici (da cui anche il nome di etere Numerico).
Dovunque nella natura compaiano rapporti numerici è attivo l’etere del Suono, ma solo quando gli elementi disgiunti sono al contempo in relazione tra loro.

Questo si mostra già quando osserviamo le condizioni di manifestazione di un singolo suono. Affinché possa generarsi un suono, una nota di violino o di flauto, sono necessari due punti fissi, o nodi di oscillazione, posti ad una precisa distanza, tra i quali vibra una corda (violino) o l’aria (flauto).
Siamo quindi in presenza di una separazione le cui parti sono in relazione tra loro: abbiamo cioè una polarizzazione.
Questi sono gli elementi costitutivi di un suono: la distanza tra i nodi che corrisponde alla misura, la tensione che corrisponde al peso ed il numero delle vibrazioni. I tre fattori, misura, numero e peso sono indissolubilmente uniti in un suono quando agisce l’etere del Suono.
Non può originarsi alcun suono senza la dualità dei nodi e senza ciò che accade tra di essi, ovvero senza la contrapposizione quiete-movimento (oscillazione).
La caratteristica dei nodi è la fissità, l’essere ben saldi, altrimenti il suono avrebbe una vibrazione impura. E la distanza tra di essi non è un semplice spazio intercorrente: è infatti percorsa da un movimento che dai nodi si accresce nel mezzo fino ad un massimo. L’essenzialità del suono è proprio in questo movimento.

La regolarità di tale schema si evidenzia nelle figure di Chladni (vedere: http://www.physics.ucla.edu/demoweb/dem ... plate.html
) ottenute provocando un suono (vibrazione) con un arco di violino su una lastra di metallo adeguata allo scopo, sulla quale è sparsa polvere di ferro. Quest’ultima, prima sparsa in modo regolare, comincia a suddividersi e sulla lastra compaiono zone vuote ed altre dove la polvere di ferro si accumula. Nascono così delle figure dalla struttura geometrica che mutano al variare del numero di vibrazioni. Da notare che non si modifica una singola zona isolatamente, ma è sempre il tutto a subire una trasformazione. Si verificano divisioni, separazioni, distanze, intervalli, ma ciascun elemento (ciascuna zona) è in relazione con l’altro formando nell’insieme un’unità.
Questa è l’essenza dell’ordine. L’ordine presuppone parti separate messe tra loro in una relazione sensata. Il vibrare-insieme di suoni separati è l’essenza della musica: è l’armonia.

E’ risaputo che la musica è interamente pervasa da leggi numeriche e matematiche: lo mostrano il numero delle oscillazioni, la misura tra i nodi, le frazioni numeriche degli intervalli, le relazioni tra le note secondo melodie e ritmi, ecc. Al fattore numerico è connesso l’elemento qualitativo del suono, e questo è l’eterico vero e proprio.
L’acustica moderna non conosce l’etere del suono. E’ dell’opinione che il suono sia prodotto unicamente da fattori fisico-meccanici: una corda tesa, una campana, il dito che pizzica le corde, il batacchio che percuote la campana, sono fattori fisici. Fu anche questa constatazione che diede motivo alla concezione materialistica delle percezioni sensorie: le vibrazioni dell’aria, generate fisicamente e fisicamente misurabili, furono considerate origine ed essenza del suono. Partendo da una simile convinzione tutto il mondo delle percezioni si è annullato in oscillazioni di ogni tipo. Questa concezione è fondamentalmente falsa.
Già negli anni ’80 del secolo scorso, nella sua introduzione agli scritti scientifici di Goethe, Rudolf Steiner spiegò queste cose mostrando l’inconsistenza delle teorie scientifiche.
Egli rivelò anche la vera relazione tra le onde sonore col suono, inteso come attività eterica.
Le vibrazioni sono una realtà del mondo sensibile che consentono la manifestazione e la percezione dell’etere del suono, che è soprasensibile, sopra il mondo dei sensi.
Senza vibrazioni non c’è suono e di un suono non udiamo le vibrazioni bensì l’etere del suono ad esso unito, e lo udiamo nella qualità di un particolare suono.
Ciò è meglio comprensibile se pensiamo agli intervalli, ad esempio ad un intervallo di quarta. Fisicamente abbiamo due suoni, nessuno dei due però è una quarta. In senso fisico l’intervallo non esiste, ma è tuttavia percepibile.
Una quarta, una quinta, sono dei prodigi: percepiamo qualcosa che dal punto di vista fisico è nulla. Reali sono i due suoni, ma è percepita invece la loro distanza, la loro relazione: l’intervallo.

Come uomini siamo in grado di originare delle oscillazioni così da suscitare un suono. Questa nostra capacità indica la responsabilità di quanto facciamo risuonare nel mondo.
Vibrazione = figura sonora e etere. ma la figura sonora è tutt’altra se originata da un flauto, o dalla radio, o da un organo elettronico. La qualità del suono è diversa ed è diversa quindi anche l’azione nel mondo

Ci si avvicina all’essenzialità dell’etere del Suono quando di considera la polarizzazione in nodi e vibrazione, quando si coglie la separazione tra attività e passività, tra movimento e quiete. Si può caratterizzare l’etere del Suono come “attivo separare o ricongiungere”, il cui risultato è vibrare.
La vibrazione è movimento che non può propagarsi, è movimento trattenuto.
Quando una campana risuona configura l’aria in addensamenti e rarefazioni come nelle figure di Chladni. (ma ci pensate che bello?) L’etere del Suono crea nodi, mette in movimento e addensa la sostanza fisica. Opposte sono le forme di movimento dell’acqua, il cui fluire ed ondeggiare è provocato dall’esterno: l’acqua in se stessa è inerte, le occorre un impulso dall’esterno per mettersi in movimento. E secondo quanto è stato esposto l’etere del Suono è la causa del movimento, l’impulso al movimento lo stimolatore.

Per il movimento necessitano spazio e tempo. Lo spazio, come abbiamo visto, si è originato allo stadio evolutivo dell’antico Sole, il tempo alo stadio ad esso precedente dell’antico Saturno. Al gradino evolutivo in cui si sviluppano etere del Suono e Acqua vi si aggiunge il movimento (dell’antica Luna).
Ad essere precisi, ci sono tre movimenti originari: roteare, ondeggiare e vibrare. Il fluire è un movimento secondario. (nota: il movimento della luce, per quanto si possa parlare di movimento, è evolutivamente parlando qualcos’altro e, nel suo carattere irraggiante lo si deve distinguere dai movimenti citati).


(chimica)

Emerge ora un problema. Si doveva parlare della contrapposizione etere del Suono – Acqua e quanto invece abbiamo considerato fin’ora è l’azione dell’etere del Suono nell’elemento Aria, appartiene all’etere di Luce. Questa relazione verrà chiarità più avanti.
C'è una relazione tra etere del suono e acqua? Le considerazioni svolte hanno mostrato l'etere del Suono come forza che suddivide, differenzia, ordina e mette in movimento. Abbiamo qualcosa del genere nell'elemento dell'Acqua?
Possiamo dare una risposta considerando il seguente fenomeno. Si lasci cadere un granello di sabbia in un recipiente d'acqua; si depositerà sul fondo rimanendovi. Secondo la legge fisica di galleggiamento (Principio di Archimede) esso perde tanto del suo peso quanto il peso del volume del liquido spostato. Questa è l'unica azione dell' acqua coi sali insolubili.
Cosa avviene invece quando un sale si scioglie nell' acqua? Si metta nell'acqua un grammo di permanganato di potassio: si deposita sul fondo soggiacendo al Principio di Archimede. Ma cosa avviene del sale quando si scioglie? Viene suddiviso, una particola dopo l'altra si distacca dalla sua massa e questi singoli frammenti si distribuiscono nell' acqua. Dopo un certo tempo il cristallo di sale è svanito trovandosi ora come particelle (ioni) nella fluidità. È poi strano che queste particelle si sollevino dal fondo colmando l'acqua in modo omogeneo. Il volume svanisce, e il peso pure! Cosa ha agito? Il cristallo è stato afferrato da una forza che lo ha frazionato e diviso fino alle sue componenti atomiche distribuendole in modo omogeneo nella fluidità. Dopo il completo discioglimento si ha un preciso rapporto con l'acqua e un certo ordine tra gli ioni che si può rappresentare spazialmente con il modello del reticolo strutturale. Questo ordine permane, e si ristabilisce a seguito di eventuali interventi (come agitare, riscaldare ecc.). Ciò significa che i legami (distanze) sono preservati e gli atomi compaiono come nodi di una tessitura, o reticolo, in cui gli intervalli sono negativi.

Nel processo di scioglimento è attivo l'etere del suono che crea gli intervalli e un ordine. Qui esso non risuona ma si manifesta ordinando la sostanza nell' ambito chimico, da cui il termine appropriato di etere chimico. Esso non è solo l'autore del processo di scioglimento ma anche di tutti i processi chimici, delle sintesi e analisi. I processi chimici si svolgono secondo rigorose leggi numeriche. In ciò si manifesta la natura numerica dell' etere chimico. Come tale esso mostra un altro aspetto che si deve aggiungere alle considerazioni già fatte. La distribuzione degli ioni nel liquido è completamente omogenea, cioè in ogni sua parte si trova un uguale numero di ioni. Cosa significa omogeneo? Significa che la forza di gravità è eliminata.

Si deve aggiungere che le sostanze chimiche reagiscono tra loro secondo rapporti di peso. Una formula chimica, ad esempio H2S04, indica rapporti di peso. Nella soluzione viene creato ordine nei pesi, ma questi sono ordinati in modo da non essere i pesi stessi a reagire bensì il loro valore numerico.
Con la sua azione l'etere numerico toglie il peso alle sostanze. L'etere chimico-numerico è una forza opposta alla gravità che si può designare forza di levità, in contrapposizione alla pesantezza (è tuttavia diversa dalla forza di galleggiamento).
L'attività chimica è la forma di manifestazione più appropriata e originaria dell'etere del suono. Non udiamo certo la musica che risuona in una soluzione chimica, ma essa pervade i processi chimici e l'omogeneità di una soluzione.

Disporre in modo uniforme e regolare significa in greco armonizzare.
Armonizzare è il processo che contraddistingue la natura primordiale dell'etere del suono e spiega in sintesi i suoi diversi modi di agire.Gli antichi lo sperimentavano nell'armonia delle sfere. Con le nostre parole ormai insipide dobbiamo dire: il suono dell'etere chimico origina dalla periferia cosmica. Da qui esso compenetra anche il mondo sensibile, ed è percepibile ovunque affiorino leggerezza, ordine, leggi numeriche, polarizzazione e simmetria. L'etere del suono è la forza stimolatrice che si manifesta come vibrazione, esso armonizza.
In contrapposizione a questo l'acqua è fluida, e ancora di più lo è il suo interno, ovvero essa è un continuo slittare e spostarsi secondo piani e superfici. Ma l'acqua è anche densa, compatta, ha massa. Alla massa è connesso il peso, l'acqua ha peso, si può pesare, ed è persino misura di peso.
La contrapposizione leggerezza-pesantezza appartiene alla sfera dell'etere del suono e all'acqua, e non, come spesso si pensa, a quella della luce e dell'aria.
L'acqua è soggetta all'azione di una forza fisica che in modo appropriato si dovrebbe chiamare forza di massa, ma abitualmente, per la sua proprietà di attrarre, viene designata forza di gravità. Questa però è solo un aspetto di tale forza, che è invece opposta all'etere del suono ed è legata al problema della massa, dell'inerzia, della quiete e immobilità.
Questa forza contraria annulla ogni ordine, sopprime ogni separazione e divisione trasformando tutto in un ammasso inerte; essa rende uniforme, ma nel senso di caotizzare ogni ordine, mettendo insieme nella massa compatta ogni individuale particella.


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AZIONE NELL’ORGANICO

Siccome l'acqua è il fondamento di ogni vita, le sue proprietà, e quelle dell'etere ad essa unito, si ritroveranno certamente nell'ambito del vivente. Si può persino dire: la vita consiste nel connettere e separare, unire e differenziare.
Fecondare è congiungere: lo spermatozoo si unisce all' ovulo. Lo sviluppo successivo è separazione e differenziazione. L'azione dell' etere del suono è visibile in modo sorprendente nella divisione cellulare.


Elemento dell'acqua e etere del suono creano la possibilità di unione e divisione cellulare, che sono i movimenti fondamentali del vivente. Questa coppia complementare si rapporta nella corporeità come simpatia e antipatia, attrazione e repulsione, nella sfera dell' anima. Entro il suo campo di azione essa provoca anche la divisione dei sessi in maschile e femminile.
Nella natura l'etere numerico è percepibile laddove affiorano leggerezza, ordine e regolarità numeriche. Da una parte l'acqua unifica dissolvendo ogni separazione, dall'altra l'etere del suono provoca separazione, divisione e quindi distanza e intervallo.
Nel regno vegetale abbiamo un esempio evidente. Se si guarda su una carta geografica il corso delle acque di una certa regione si vede come i torrenti confluiscano in corsi d'acqua sempre più grossi fino al mare. Se si disegna questo si ottiene l'immagine di un albero o di un cespuglio. Ma nell' albero e nel cespuglio l'acqua fluisce in senso inverso, diramandosi sempre più anziché seguire la tendenza a riunirsi; qui essa segue una direzione opposta alla forza di gravità. La linfa sale contro la forza di gravità suddividendosi sempre più nei rami e nelle foglie. Oggi si spiega la salita dei succhi vegetali per mezzo della capillarità e dell'osmosi. Ciò è fondato (in parte) nelle piante già formate il cui corpo vegetale è attraversato da un sistema di capillari nei quali circola la linfa.
Ma tutte le piante si sviluppano da una condizione liquida e qui non ci sono capillari perché devono ancora formarsi. La loro formazione avviene in seguito a movimenti ascendenti e discendenti entro la fluidità, non spiegabili con le sole leggi dei liquidi. La forza che si manifesta dietro questi fenomeni è l'etere del suono; esso è la forza che fa ascendere nella levità, che differenzia, divide, crea rapporti ed è l'agente del movimento nella sfera del vivente. Senza di esso rimane inspiegabile la chioma dell' albero, ma anche ogni pianta.
Nella formazione delle piante si trovano molti rapporti numerici, connessi tutti in un certo ordine. Troviamo divisione, moltiplicazione, addizione, angolature, curvature, tutto il mondo dei numeri fa la sua comparsa offrendosi al biologo come sistematica dell' ordinamento vegetale.


In sintesi si può caratterizzare l'etere del suono, chiamato anche etere numerico, come forza armonizzatrice posta a fondamento di quanto risuona e del chimismo.
Esso è la forza di sdoppiamento e divisione, agisce nell'intervallo, crea rapporti e ordine, manifesta l'armonia del mondo dei numeri ed è forza di leggerezza (annulla il peso).
È inoltre forza stimolatrice che appare come vibrazione, causa di ogni movimento, ordine e simmetria.

La forza fisica contrapposta uniforma ogni cosa annullando tutte le divisioni e differenziazioni; agglomera tutto nella massa in cui l'ordine è caotizzato, ogni movimento paralizzato, ogni stimolo spento. È la forza che abitualmente, per la sua proprietà di attrarre, chiamiamo forza di gravità (anche se questa è solo un aspetto di tale forza).
A questa forza di coesione è connesso il problema della massa e dell'inerzia; può essere designata forza preservatrice di massa (forza di compattezza).
L'elemento dell’acqua risente l'influsso di entrambe le forze e ciò si manifesta nell'aspetto più caratteristico del suo essere fluido.
Nell'ambito di acqua, suono e massa si ha l'origine di misura, numero e peso.

ETERE DI VITA – Elemento TERRA – FORZA DI SCISSIONE

Nel considerare la dualità elemento Terra e etere di Vita risulta difficile cogliere la contrapposizione. L'etere di vita sembra essere l'etere più difficilmente afferrabile perché non si manifesta in uno specifico ambito sensibile. Esso è la forza vivificatrice e perciò non è direttamente ritrovabile nell'inorganico.

L’elemento Terra compare come stato di aggregazione solido. Il solido è una percezione. Con la comparsa del solido nel mondo sensibile compare anche la forma. L'acqua e l'aria non generano alcuna forma. Perché ciò sia comprensibile prendiamo ad esempio un blocco di pietra. La pietra ha la sua forma rigida e il suo contenuto rigido. Questo mantenere rigida la propria conformazione costituisce il carattere specifico dell'elemento Terra. Con la rigidità si ha pure l'impenetrabilità. Mantenere solida la propria conformazione significa che in quel luogo nessun altro oggetto può trovarvi posto. Un corpo solido conserva il suo spazio. Il suo contenuto solido respinge tutto quanto è esterno, è qualcosa che “sta di fronte” nella sua rigida oggettività.
Ogni oggetto si isola dall' ambiente occupando con la sua forma una parte di mondo.
L'elemento terra crea la contrapposizione tra sé e ciò che è estraneo; attraverso la forma produce singoli elementi.

Di fronte a tutto questo l'etere di Vita costituisce una polarità. Perché ciò risulti evidente ci si raffiguri accanto alla pietra un uomo. Anch'esso ha una forma, e perciò è qualcosa di isolato e particolare, una specie di oggetto; ma la sua forma non è immutabile bensì modificabile; in piedi o seduto egli è sempre lo stesso «singolo» individuo ma la sua configurazione cambia.
Nel suo sviluppo l'uomo attraversa dei continui cambiamenti di forma. La conformazione della pietra invece è determinata da condizioni esterne, può essere scolpita o lavorata in altro modo, riceve la sua forma passivamente dall'esterno.
Tutt'altro invece per l'uomo e per gli esseri viventi. La sua figura origina da lui stesso, dal suo interno. Gli esseri viventi attraversano una serie di forme, di trasformazioni, di metamorfosi.

Rudolf Steiner ha chiamato etere di vita la forza che agisce nella forma.
La sua azione suscita forme volumetriche, plastiche e configurazioni mutevoli, ma provoca ancora dell'altro. Alla pietra è indifferente la sua collocazione, ad esempio non ha in sé un sopra e un sotto. La sua grandezza dipende da fattori esterni. Diverso è negli esseri viventi. L'etere di vita determina negli esseri viventi l'orientamento spaziale.
Dopo la fecondazione esso polarizza l'uovo in un polo vegetativo e uno animale, creando così le condizioni di separazione tra sopra e sotto. L'etere di vita configura gli esseri viventi nell'ambiente circostante: le piante fra cielo e terra, l'animale nell'orizzontale, l'uomo nella verticale. Mostra così di agire nelle tre dimensioni modellando dall'esterno verso l'interno.

L'etere di vita non si manifesta solo nella mutevolezza delle forme, ma anche nella trasformazione del loro contenuto e quindi nel ricambio delle sostanze.
Ciò è in relazione a un' altra sua caratteristica opposta all'elemento terra. il corpo solido è impenetrabile e nelle condizioni abituali preserva la sua consistenza.
L'essere vivente invece, per mezzo dell'etere di vita, può assimilare sostanze esterne integrandole nella propria corporeità e le può anche eliminare. La capacità di assimilazione ed eliminazione è connessa all' etere di Vita.

Un corpo solido, ad esempio una pietra, non è rigido solo nella forma ma anche nel suo contenuto: ogni minuscola particella al suo interno è legata a quelle vicine in modo rigido e meccanico. Le singole parti non risentono di quel che avviene lontano da esse. Spezzando una pietra in due metà sono coinvolte nel cambiamento di forma solo le particelle prossime alla superficie di spaccatura. Una volta spaccata, la pietra resta definitivamente divisa. La pietra si può dividere in parti. La caratteristica dell'elemento terra è proprio questo frantumarsi in parti isolate.
Diverse sono le cose in un corpo pervaso dall'etere di vita, in un organismo.
Ogni minuscola parte è in rapporto a tutto il resto. Ciò è possibile perché non è la rigidità che colma l'interno ma uno stato di eccitamento.
Questo eccitamento, diverso dal movimento del calore, dal fluire dei liquidi o dal vibrare di un suono, è piuttosto suscitato da un'azione plasmatrice che agisce ed è sempre attiva in tutte le singole parti.

Siamo così indirizzati a una delle principali caratteristiche dell'etere di Vita: la sua attività coordinatrice dell'intero. (una specie di C.O. gigante e supremo) Questo è particolarmente visibile quando ad esempio si ha una frattura ossea. Cosa avviene dopo la rottura di un osso in un essere vivente? Avviene la guarigione, o almeno il tentativo di apportare la guarigione.
Guarire significa ristabilimento della totalità. Una totalità così autopreservantesi si dovrebbe in verità chiamare: unità risanatrice. La forza autonoma dell'etere di Vita crea una totalità e la risana in caso di lesioni.
Questo complesso unitario si può chiamare corpo, e in esso ogni parte è integrata nel tutto. Non c'è nessuna parte, né cellula del corpo, che non sia inclusa in tale unità risanatrice. Se così non fosse si formerebbe un corpo estraneo, un tumore, o una vita estranea.
La totalità creata dall'etere di vita è essenzialmente una unità individuale, inscindibile, chiamata organismo. Ciò vale anche nell'ambito microscopico. Un essere vivente unicellulare è un'unità distinta paragonabile a un singolo granello di polvere. L'essere unicellulare mostra in modo particolarmente evidente i fenomeni dell'etere di vita: cambiamenti di forma, integrazione e eliminazione di sostanze.
Il processo di divisione cellulare descritto con l'etere del suono trova il suo completamento nell'azione dell'etere di vita, che delimita con la membrana cellulare i nuovi individui (cellule) facendone delle unità distinte.

Mentre la pietra ci mostra semplicemente la sostanza di cui è composta, tutti gli esseri viventi sono racchiusi in una pelle. Ogni cellula, ogni organo, ogni corpo ha una delimitazione che lo separa dall'ambiente circostante e solo grazie ad essa può estrinsecare la sua vita. Una pelle salutare avvolge e protegge l'interno, ma è pure espressione dell'interiorità.
Un esempio è l'incarnato della pelle umana. Gli animali hanno piume, pelame, corazze, ecc., solo l'uomo ha una pelle nuda in cui si rispecchia la sua interiorità. Per tale motivo è possibile indovinare dalla pelle la caratteristica dell'interiorità e la condizione di salute di un uomo.


Riepilogando possiamo caratterizzare l'etere di Vita come la forza vivificatrice, individualizzatrice, creatrice di conformazioni unitarie, forza che apporta guarigione quando si producono lesioni. Formando la pelle esso configura plasticamente gli esseri viventi ed è fondamento della peculiarità loro propria in ogni parte dell'organismo. L'etere di vita crea corpi.

In contrapposizione a ciò l'elemento Terra crea corporeità solide, isolate, frantumabili. Diversamente dall'etere di vita in esso agisce una forza fisica che ha la meglio sulla forma, il volume e la solidità dell'oggetto terreno, e ciò mediante separazione, scissione, frammentazione. Si tratta di una forza, collegata all'elemento Terra che agisce meccanicamente e in genere non è considerata una forza in se stessa.
È la forza che disgrega la montagna in pietrisco e sabbia. L'enorme quantità di sabbia e polvere nel mondo è stata prodotta dalla sua azione. La meta di questa forza è di svincolare il frammento più piccolo, l'atomo. (entropia?) In natura ciò non è pienamente raggiungibile, ma qualcosa di simile è presente ad esempio nei nuclei di condensazione dell' atmosfera, che consistono di cristalli salini infinitamente piccoli. È sempre questa forza che decompone il cadavere distruggendo la sua forma e spargendo le sue sostanze nella terra.
Si tratta della forza contraria all'etere di Vita: una forza fisica frantumante e atomizzante.

Nota:
I cristalli occupano una posizione intermedia tra i corpi senza vita e quelli viventi. Hanno una forma che risulta dalle sostanze di cui sono composti.
Non assimilano nulla, ma aggregano sempre le medesime sostanze mediante apposizione. Non sono dotati di una pelle, né mostrano cambiamenti plastici della forma.
Si deve inoltre fare distinzione tra le unità viventi nella natura e quelle realizzate invece dall'uomo in campo meccanico, ad esempio un orologio o una macchina. Un orologio è certamente anch' esso un' unità completa, ma non per mezzo di se stesso bensì per l'attività dell'uomo dall'esterno.

ETERE DI VITA – Elemento TERRA – FORZA DI SCISSIONE

Nel considerare la dualità elemento Terra e etere di Vita risulta difficile cogliere la contrapposizione. L'etere di vita sembra essere l'etere più difficilmente afferrabile perché non si manifesta in uno specifico ambito sensibile. Esso è la forza vivificatrice e perciò non è direttamente ritrovabile nell'inorganico.

L’elemento Terra compare come stato di aggregazione solido. Il solido è una percezione. Con la comparsa del solido nel mondo sensibile compare anche la forma. L'acqua e l'aria non generano alcuna forma. Perché ciò sia comprensibile prendiamo ad esempio un blocco di pietra. La pietra ha la sua forma rigida e il suo contenuto rigido. Questo mantenere rigida la propria conformazione costituisce il carattere specifico dell'elemento Terra. Con la rigidità si ha pure l'impenetrabilità. Mantenere solida la propria conformazione significa che in quel luogo nessun altro oggetto può trovarvi posto. Un corpo solido conserva il suo spazio. Il suo contenuto solido respinge tutto quanto è esterno, è qualcosa che “sta di fronte” nella sua rigida oggettività.
Ogni oggetto si isola dall' ambiente occupando con la sua forma una parte di mondo.
L'elemento terra crea la contrapposizione tra sé e ciò che è estraneo; attraverso la forma produce singoli elementi.

Di fronte a tutto questo l'etere di Vita costituisce una polarità. Perché ciò risulti evidente ci si raffiguri accanto alla pietra un uomo. Anch'esso ha una forma, e perciò è qualcosa di isolato e particolare, una specie di oggetto; ma la sua forma non è immutabile bensì modificabile; in piedi o seduto egli è sempre lo stesso «singolo» individuo ma la sua configurazione cambia.
Nel suo sviluppo l'uomo attraversa dei continui cambiamenti di forma. La conformazione della pietra invece è determinata da condizioni esterne, può essere scolpita o lavorata in altro modo, riceve la sua forma passivamente dall'esterno.
Tutt'altro invece per l'uomo e per gli esseri viventi. La sua figura origina da lui stesso, dal suo interno. Gli esseri viventi attraversano una serie di forme, di trasformazioni, di metamorfosi.

Rudolf Steiner ha chiamato etere di vita la forza che agisce nella forma.
La sua azione suscita forme volumetriche, plastiche e configurazioni mutevoli, ma provoca ancora dell'altro. Alla pietra è indifferente la sua collocazione, ad esempio non ha in sé un sopra e un sotto. La sua grandezza dipende da fattori esterni. Diverso è negli esseri viventi. L'etere di vita determina negli esseri viventi l'orientamento spaziale.
Dopo la fecondazione esso polarizza l'uovo in un polo vegetativo e uno animale, creando così le condizioni di separazione tra sopra e sotto. L'etere di vita configura gli esseri viventi nell'ambiente circostante: le piante fra cielo e terra, l'animale nell'orizzontale, l'uomo nella verticale. Mostra così di agire nelle tre dimensioni modellando dall'esterno verso l'interno.

L'etere di vita non si manifesta solo nella mutevolezza delle forme, ma anche nella trasformazione del loro contenuto e quindi nel ricambio delle sostanze.
Ciò è in relazione a un' altra sua caratteristica opposta all'elemento terra. il corpo solido è impenetrabile e nelle condizioni abituali preserva la sua consistenza.
L'essere vivente invece, per mezzo dell'etere di vita, può assimilare sostanze esterne integrandole nella propria corporeità e le può anche eliminare. La capacità di assimilazione ed eliminazione è connessa all' etere di Vita.

Un corpo solido, ad esempio una pietra, non è rigido solo nella forma ma anche nel suo contenuto: ogni minuscola particella al suo interno è legata a quelle vicine in modo rigido e meccanico. Le singole parti non risentono di quel che avviene lontano da esse. Spezzando una pietra in due metà sono coinvolte nel cambiamento di forma solo le particelle prossime alla superficie di spaccatura. Una volta spaccata, la pietra resta definitivamente divisa. La pietra si può dividere in parti. La caratteristica dell'elemento terra è proprio questo frantumarsi in parti isolate.
Diverse sono le cose in un corpo pervaso dall'etere di vita, in un organismo.
Ogni minuscola parte è in rapporto a tutto il resto. Ciò è possibile perché non è la rigidità che colma l'interno ma uno stato di eccitamento.
[u]Questo eccitamento, diverso dal movimento del calore, dal fluire dei liquidi o dal vibrare